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giovedì 28 maggio 2015

Un'eredità raccolta dal figlio Paolo, il cancro va tolto anche dalla mente

Milano, 28 mag. (AdnKronos Salute) - Non pazienti, ma persone. Da curare nel corpo ma soprattutto nell'anima, perché guarire 'l'involucro' non basta. E' il pilastro della medicina psicologica tanto cara a Umberto Veronesi, strategia rilanciata dall'oncologo in occasione dell''Ieo per le donne 2015' che si è svolto oggi a Milano. Un evento al quale lo scienziato che l'ha ideato 8 anni fa non ha potuto partecipare, consegnando comunque il suo messaggio a una nota per la stampa: "I trattamenti non devono più guarire la malattia dimenticando la persona. Ripeto che dovremmo abbandonare il termine 'paziente' - insiste - che indica un essere umano senza identità, che subisce passivamente. Non possiamo più immaginare di curare qualcuno senza sapere chi è, cosa pensa, qual è il suo progetto di vita. Senza dialogo non c'è cura", avverte l'ex ministro della Sanità.

Un monito che il fondatore dell'Istituto europeo di oncologia del capoluogo lombardo ha condensato nella 'medicina delle 5P': predittiva, preventiva, personalizzata, partecipativa e psicologica. Una 'P' in più rispetto alle classiche 4 codificate negli Usa . Insegnamento che diventa eredità: "La cura ottimale - conferma Roberto Orecchia, che dall'inizio di quest'anno ha raccolto il testimone da Veronesi, diventando direttore scientifico dell'Irccs di via Ripamonti - non è più soltanto quella che garantisce il miglior risultato oncologico immediato, bensì quella che procura anche il minor danno nel tempo alla persona che ha o ha avuto un tumore e si reinserisce in una vita affettiva, lavorativa e sociale. E parliamo di danno sia fisico che psicologico", puntualizza lo specialista in radioterapia.

E' il cancro al seno il focus dell'Ieo per le donne voluto da Veronesi con l'obiettivo di ascoltare e diffondere le testimonianze di chi vive la malattia sulla propria pelle: il big killer 'in rosa' colpisce un'italiana su 8, e si stima che oltre 520 mila abbiano alle spalle una diagnosi di questo tumore. "Riuniamo le nostre pazienti per capire se siamo riusciti a togliere il cancro dalla loro mente, oltre che dal loro corpo - afferma Paolo Veronesi, figlio di Umberto e direttore di Chirurgia senologica in Istituto - Quindi chiediamo loro di testimoniare cos'è successo dentro di loro e intorno a loro una volta dimesse dall'ospedale. Da parte nostra le informiamo su cosa facciamo per aiutarle ad affrontare e superare la malattia, non solo dal punto di vista oncologico".

Per rispondere ai bisogni del paziente-persona, l'Istituto europeo di oncologia ha attivato negli anni diversi servizi: dallo Spazio benessere come supporto per pazienti e familiari durante il percorso terapeutico in ospedale, al progetto 'Medici Ieo nella tua città' che porta gli specialisti sul territorio per evitare quando possibile trasferte impegnative ai malati, oltre a una serie di agevolazioni per gli eventuali trasferimenti all'Ieo.

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