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domenica 10 luglio 2011

News: Fecondazione assistita "Made in Italy": un incubo per molte coppie

Inserito il 10 luglio 2011 alle 21:45:00 da GMamm . IT - salute
Con la PMA coppie sterili o infertili possono generare un figlio anche se tra mille patimenti.
In Italia il 30% delle coppie ha problemi ad avere bambini. Negli ultimi anni nel nostro paese, quasi 59000 partner hanno fatto percorsi di fecondazione assistita. Nel mondo la cifra sale a 80 milioni. Lo stress, le malattie genetiche e virali, il tenore di vita rendono sempre più difficile procreare. L’infertilità maschile è in aumento e la “colpa”non è più solo della donna e spesso ci si accorge troppo tardi del problema. Le percentuali di riuscita della PMA arrivano fino al 20%.
Nelle prime fasi del percorso di fecondazione, sono doverosi dettagliati esami del sangue e accertamenti. Ciò che sfianca i futuri genitori però sono le leggi in materia “grazie” alle quali in molti scelgono di andare all’estero per avere un bimbo. La mancanza d'informazione a riguardo costringe sempre più spesso i genitori a ritrovarsi in raduni, forum o veri e propri ghetti in cui discutono delle problematiche che riguardano il cammino per concepire un bebè.
La fecondazione assistita prevede tre livelli. Nel primo livello la fecondazione avviene nell’utero della donna che viene sottoposta ad una stimolazione ormonale al fine di produrre un maggior numero di ovociti. Vi è inoltre l’inseminazione intra uterina ( IUI) che prevede la raccolta del seme maschile poi selezionato e sottoposto a trattamenti. La donna, stimolata con ormoni, nel giorno della sua ovulazione, riceve in utero, attraverso un trasferimento con catetere, gli spermatozoi migliori. Le tecniche di secondo e terzo livello invece vedono il realizzarsi della fecondazione non più nel corpo della donna ma in provetta. In questi casi è necessaria un'ospedalizzazione. La fecondazione in vitro più conosciuta è la FIVET. Nella FIVET la donna viene anche qui stimolata per produrre ovociti e in anestesia locale o totale vengono prelevati quegli ovociti formatisi direttamente in ovaio. Nel frattempo si raccoglie e si tratta il seme maschile. Si sceglie l’ovocita da fecondare, mettendolo poi insieme a parte del seme in un medesimo liquido di coltura e li la natura fa il suo corso. Dopo tre o cinque giorni, dopo che è avvenuta la fecondazione, gli embrioni formati vengono ritrasferiti nel corpo della donna. Le metodologie più sofisticate non finiscono qui. Esiste, infatti, l’ ICSI in cui si parte con stimolazione ormonale, prelievo e selezione degli ovociti migliori per la donna mentre per l’uomo raccolta e selezione del seme. In seguito però, un singolo spermatozoo selezionato attraverso l’utilizzo di un potente microscopio, viene iniettato nell’ovocita. Anche in questo caso si deve aspettare da tre a cinque giorni e gli embrioni formati vengono ritrasferiti in utero per avere la tanto attesa gravidanza. Dal 2004 in Italia la legge 40, regola la fecondazione assistita ponendo a riguardo molti vincoli. Molte coppie si oppongono sostenendo che la legge rende più impervio il percorso. Dopo numerosi interventi in tribunali la legge sta cambiando. Secondo la legge 40 gli embrioni dovevano essere al massimo tre e andavano impiantati, tutti e tre insieme, nell’ovocita da fecondare e non era possibile congelarli ed impiantarli successivamente a meno di gravi motivi di salute. Con una legge simile nel nostro paese c’è stato un sostanziale aumento di parti multipli dopo fecondazione assistita. I parti trigemellari in Italia sono il doppio rispetto a media europea. E’ altresì giusto rilevare che le gravidanze multiple sono spesso a rischio aborto. Sul numero degli embrioni la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima la legge 40 e le cose sembrano cambiare, anche se con lentezza. Ricorsi e carte bollate pian piano stanno riscrivendo una legge tra le più restrittive d’Europa. La legge 40 però sotto altri punti di vista ha apportato comunque delle innovazioni come ad esempio l’istituzione di un registro nazionale dei centri di fecondazione assistita e fondi per ricerche e campagne di comunicazione che malgrado l’andamento a singhiozzo e altalenante la sensibilizzazione sembra essere partita. Moltissimi italiani però, nonostante tutto per la PMA preferiscono ancora paesi come Belgio, Spagna e Repubblica Ceca in cui vige una legislazione differente rispetto a quella italiana, con costi più bassi e strutture di buon livello.

Giorgio Mammoliti

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