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mercoledì 31 ottobre 2012

Pediatria: Farnetani, il 2 novembre si' a visite al cimitero anche per i bambini

Roma, 31 ott. (Adnkronos Salute) - Il 2 novembre "anche i bambini e gli adolescenti possono essere coinvolti negli omaggi ai defunti della famiglia. Non come 'memento mori', ma come un modo per aiutarli a costruire le proprie radici familiari e a imparare che la morte è una fase della vita". Lo spiega all'Adnkronos Salute il pediatra di Milano Italo Farnetani, consapevole del fatto che "spesso quello al cimitero è un passaggio che si evita ai piccoli di casa, per non traumatizzarli. Invece, se si affronta nel modo giusto, questo periodo dell'anno può essere utile per un percorso di crescita", assicura l'esperto.

"Se c'è un lutto fresco o un dolore ancora molto forte, bisogna essere certi di proteggere il bambino - raccomanda - Negli altri casi, invece, si può affrontare la commemorazione dei defunti come una sorta di percorso tarato sull'età del bambino e il suo livello di comprensione. Per i più piccoli, dai 3 ai 6 anni, ancora nella fase operativa, la morte è complicata da capire, ma i ricordi di una persona cara sono già forti. In questo caso si può replicare un'abitudine familiare, come ad esempio se la nonna scomparsa amava un particolare tipo di fiori, si possono portare quelli, o anche un dolcino preferito. Si dà così un senso di continuità. Per i bambini delle elementari, invece, il cimitero è già il posto dove andare a trovare una persona cara che non c'è più. E magari vedere le foto di parenti lontani, in abiti d'epoca, e leggere le frasi incise, ricordando i legami familiari".

Gli adolescenti "possono avere un concetto della morte simile a quello degli adulti, ma non bisogna sottovalutare la loro sensibilità: dunque vale il discorso dell'omaggio al defunto e del rafforzamento dei legami familiari, ma cercando sempre di proteggerli da dolore e sofferenza". E' importante, "in ogni caso, dare una speranza ai bambini e agli adolescenti, dunque anche chi è agnostico e crede che dopo la morte tutto finisca - conclude - dovrebbe lasciare aperta una porta alla speranza, quando i figli chiedono 'cosa succede dopo'".

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