(ASCA) - Roma, 27 ago 2014 - Uscira' in sala il 18 settembre ''Un ragazzo d'oro'' di Pupi Avati con Sharon Stone, Riccardo Scamarcio e Cristiana Capotondi. Lo stesso Pupi Avati nelle note di regia racconta: ''Da quando sono entrato nella mia piena maturita' il tema del rapporto padre/figlio incombe nella mia vita in modo sempre piu' pressante. E' cresciuta infatti col tempo la curiosita' su quale rapporto avrei avuto con mio padre se non fosse scomparso quando io ero solo un adolescente. Ho infatti ipotizzato, in alcuni film, diverse tipologie di padre (eccessivamente premuroso ne ''Il papa' di Giovanna'', orrendo ne ''Il figlio piu' piccolo'', totalmente assente ne ''La cena per farli conoscere'') e in questa circostanza, in ''Un ragazzo d'oro'', a questo campionario ho deciso di aggiungere il padre fallito che fa gravare il suo fallimento sul figlio. Anche in questa circostanza ho attinto a quella parte irrealizzata e inespressa di me stesso, al peso che credo di avere imposto ai miei figli con il mio egoismo, egocentrismo e voracita', finendo per sottrarre loro molte di quelle che dovevano essere le opportunita' della loro adolescenza e giovinezza. Sono partito dalla consapevolezza che un padre frustrato che ambisce a porsi al centro dell'universo e' ingombrante, toglie ossigeno, ''intossica'' l'intero contesto familiare. Ho deciso cosi' di raccontare la storia di un figlio meraviglioso e di un padre che questo figlio non lo merita: e' probabile che questo rapporto sbilanciato sia quello piu' diffuso oggi nelle famiglie. Sono infatti convinto che nella famiglia di oggi i figli siano potenzialmente migliori dei padri. Hanno fatto spesso qualche passo indietro per consentire al genitore di investire tutto se stesso, per ottenere il massimo dalla vita, spesso non riuscendoci e chiudendo la loro vicenda umana da falliti. C'e' un a considerazione puntuale che il mio protagonista (Riccardo Scamarcio) rivolge alla sua analista ''forse due falliti in una stessa famiglia non ce li potevamo permettere'' Le storie che porto al cinema provengono molto spesso dalla vita vissuta. Ci sono molti figli che si sentono ingiustamente eredi, depositari di questo ruolo ingrato, chiamati a compensare le figure paterne, a risarcirle per i riconoscimenti che non avevano avuto in vita e molto spesso si ritrovano ridicolizzati da questa condizione patetica dettata da un eccesso di ammirazione e di sudditanza che forse certi genitori non avrebbero meritato. Il nostro film si pone questo bellissimo interrogativo: 'Credi che tuo padre avrebbe fatto per te la stessa cosa che tu hai fatto per lui?' Cosi' questo ragazzo regala la propria vita a un padre che per lui non fece nulla: si tratta di un atto d'amore totale che giustifica pienamente la definizione di 'ragazzo d'oro'''.
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