Roma, 13 set. (Adnkronos Salute) - Il numero di bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni anno è sceso da circa 12 milioni nel 1990 a 6,9 milioni nel 2011. Ogni giorno sopravvivono circa 14.000 bambini in più rispetto a due decenni fa. Il tasso mondiale di mortalità sotto i 5 anni è sceso da 87 decessi ogni 1.000 nati vivi nel 1990 a 51 nel 2011. Sono i dati diffusi oggi dall'Unicef e dall'Igme. Il nuovo Rapporto 2012 'Committing to Child Survival: A Promise Renewed', segnala una nota, esamina l'andamento delle stime e dei dati sulla mortalità infantile dal 1990, evidenziando i principali risultati ottenuti nella diminuzione del livello di mortalità infantile in tutte le regioni e nei diversi Paesi.
In base alla ricerca, è emerso che diversi Paesi in tutto il mondo stanno facendo rapidi progressi nella riduzione della mortalità dei bambini, dimostrando che, in soli due decenni, è possibile diminuire drasticamente il tasso di mortalità sotto i 5 anni. Il rapporto evidenzia come né l'appartenenza ad una specifica area geografica né lo status economico devono essere considerati ostacolo alla riduzione del tasso di mortalità dei bambini. Infatti, Paesi a basso reddito come il Bangladesh, la Liberia e il Ruanda, Paesi a medio reddito come il Brasile, la Mongolia e la Turchia, e Paesi ad alto reddito come l'Oman e il Portogallo, hanno realizzato notevoli progressi, riducendo il loro tasso di mortalità sotto i 5 anni di più di due terzi fra il 1990 e il 2011.
"La riduzione globale della mortalità sotto i 5 anni è un risultato significativo che testimonia il lavoro e l'impegno di molti, compresi i governi, i donatori, le agenzie internazionali e le famiglie", ha detto Anthony Lake, direttore generale dell'Unicef. "Il lavoro - ha aggiunto - non è ancora terminato: milioni di bambini sotto i 5 anni continuano a morire ogni anno per cause in gran parte prevenibili, per le quali esistono soluzioni accessibili e a basso costo. Queste vite potrebbero essere salvate grazie a vaccini, nutrizione adeguata, assistenza medica di base e materna. Il mondo ha le tecnologie e le conoscenze per farlo. La vera sfida è mettere questo a disposizione di tutti i bambini".
I decessi dei piccoli sotto i 5 anni di età sono sempre più concentrati in Africa sub-sahariana e Asia meridionale, le due regioni che, nel complesso, hanno totalizzato oltre l'80% di tutte le morti infantili nel 2011. In media, in Africa sub-sahariana un bambino su 9 non raggiunge il quinto compleanno. Più della metà dei decessi dovuti a polmonite o diarrea - che nel complesso rappresentano quasi il 30% delle morti sotto i 5 anni in tutto il mondo - si verificano in soli 4 Paesi: Repubblica democratica del Congo, India, Nigeria e Pakistan. Le malattie infettive possono invece essere definite "malattie dell'iniquità ", visto che colpiscono soprattutto le popolazioni povere e vulnerabili che non hanno accesso alle cure di base e agli interventi di prevenzione. "Queste malattie - si ricorda nella nota - sono in gran parte prevedibili".
Sotto lo slogan 'Una Promessa rinnovata', sta crescendo un movimento globale che vuole porre fine alle morti prevenibili di bambini, impegnandosi ad agire per accelerare i progressi nella riduzione della mortalità neonatale, infantile e materna. Dal mese di giugno, più della metà dei governi di tutto il mondo - tra cui l'Italia - hanno sottoscritto e rinnovato il loro impegno per la sopravvivenza dei bambini.
"Lo scorso anno erano 22.000, oggi 19.000 i bambini sotto i 5 anni che ogni giorno muoiono per cause prevenibili e possono essere salvati", osserva il presidente Unicef Italia, Giacomo Guerrera. "L'Unicef Italia accoglie con speranza questi nuovi dati che dimostrano quanto importante e necessario sia il lavoro che portiamo avanti ogni giorno anche grazie all'impegno di tanti volontari, donatori, aziende, scuole che credono, come noi, che arrivare ad azzerare il numero di morti prevedibili sia possibile. Perché nessun numero è accettabile quando si parla di bambini che muoiono. Noi vogliamo arrivare a zero. Siamo sulla strada giusta - conclude Guerrera - perché sappiamo come salvare vite, lo abbiamo fatto e possiamo continuare a farlo, con l'impegno di tutti".
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