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mercoledì 11 settembre 2013

Pediatria: 20% bambini soffre disturbi respiro nel sonno

Roma, 11 set. (Adnkronos Salute) - E' considerato un problema esclusivo degli adulti, invece a russare durante il sonno è 1 bambino su 5, il 20% della popolazione infantile. A fotografare il fenomeno sono gli esperti dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. "Il 3% dei piccoli, invece, combatte con un disturbo più complesso: le apnee notturne (Obstructive sleep apnea syndrome) e la mancanza ricorrente di ossigeno nel sangue può predisporre al diabete e all’arterosclerosi", avvertono gli specialisti. Secondo Giovanni De Vincentiis, dell’Unità operativa di otorinolaringoiatria del Bambino Gesù, "solo nell’ultimo anno, i piccoli pazienti affetti da disturbi del respiro nel sonno, assistiti dal nostro ospedale sono stati più di 600. Ciascuno di loro - aggiunge - viene 'studiato' per comprendere meglio l’entità del problema, definire una strategia terapeutica e, quando necessario, attribuire ai casi più gravi una priorità chirurgica".

Il consiglio degli esperti per genitori e insegnanti è di prestare molta attenzione ai segnali. "Il russamento costante notte dopo notte, gli incubi, fare la pipì a letto, l'iperattività durante il giorno o la disattenzione a scuola - precisano - possono essere indicatori di problemi del respiro che non vanno trascurati o sottovalutati. Il secondo passo è programmare una visita con lo specialista per indagare le cause del disturbo e per definire la terapia più idonea".

Alle apnee e agli altri disturbi del respiro nel sonno in ambito pediatrico è dedicata la relazione ufficiale, coordinata da Giovanni De Vincentiis, che verrà presentata al Congresso della Società italiana di Ootorinolaringoiatria pediatrica in programma ad Alba (Cuneo) dal 12 al 14 settembre.

"Per molti anni - spiega De Vincentiis - la medicina ha studiato con attenzione soprattutto i problemi legati al russamento notturno nell'età adulta, ritenendo erroneamente che le conseguenze negative delle difficoltà del respiro fossero appannaggio soprattutto di quella fascia di età. E' stato necessario prima comprendere che la manifestazione della malattia era profondamente differente nel bambino rispetto all'adulto. L'adulto che dorme male la notte - sottolinea - è sonnolento nel corso della giornata, viceversa il bambino testimonia la mancanza di riposo notturno con iperagitazione (ha letteralmente i 'sette spiriti'). Da quel momento si è cominciato a considerare con estrema attenzione i problemi correlati al russamento abituale e alle apnee notturne in età pediatrica".

Nall'ampio spettro dei disturbi del respiro nel sonno nei bambini, che ha per estremi il russamento semplice e le apnee, si inseriscono, in percentuali variabili e con gradi crescenti di difficoltà respiratoria, il russamento abituale, la sindrome delle aumentate resistenze respiratorie (Uars) e l'ipoventilazione ostruttiva. "Le cause sono molteplici ed è noto il legame di questi disturbi con altre patologie - suggeriscono gli specialisti - nel primo anno di vita è stato evidenziato il rapporto tra apnee e Alte (Apparent life-threatening events, ovvero quegli episodi apparentemente rischiosi per la vita dei lattanti)".

Numerosi studi scientifici provano poi la relazione tra apnee e sindrome metabolica, con bambini predisposti a obesità, diabete e a persistenti infiammazioni delle vie aeree. E’ ben conosciuta anche l'influenza negativa dell'ipossia (la mancanza ricorrente e intermittente di ossigeno nel sangue provocata dai disturbi del respiro nel sonno) sul cuore e sul sistema vascolare, con la predisposizione di giovani e giovanissimi all’aterosclerosi.

Più in generale, in età prescolare e scolare il disturbo del respiro nel sonno ha un impatto negativo sul rendimento scolastico, sull'atteggiamento relazionale e sul comportamento del bambino. "La fase di sonno profondo è estremamente importante per lo sviluppo del bambino â€" prosegue De Vincentiis â€" la fatica continuativa a cui i piccoli con questi disturbi sono sottoposti, li espone a futuri problemi. Multifattoriale la genesi del problema, multidisciplinare deve essere pertanto la terapia, con il concorso di più specialità, sia mediche che chirurgiche: dall'otorinolaringoiatria all'ortodonzia, dalla chirurgia maxillo-facciale alla broncopneumologia, senza dimenticare - conclude - la radiologia, la pediatria, la logopedia".

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