Roma, 18 set. (AdnKronos Salute) - Per la cura della sterilità il Servizio sanitario nazionale sarà universalistico o 'part-time'? Infatti, "le linee guida comportano il grave e importante rischio di inserire solo apparentemente/parzialmente nei Lea la Pma omologa ed eterologa: l'80-85% della domanda di eterologa è rappresentata da coppie che hanno bisogno di ovociti di donatrici e nelle quali le donne si attestano intorno ai 42-43 anni e hanno alle spalle diversi cicli di Pma omologa che non sono andati a buon fine". E' il parere di Giovanni La Sala, direttore della Ostetricia-Ginecologia dell'Arcispedale S.Maria Nuova-Irccs di Reggio Emilia e professore di Ostetricia e Ginecologia dell'Università di Modena e Reggio Emilia.
Secondo l'esperto, le linee guida approvate dalle Regioni, che inseriscono nei livelli essenziali d'assistenza la procreazione medicalmente assistita omologa ed eterologa, contengono alcuni limiti e criteri che alimentano il dibattito. Infatti, prevedono che la Pma omologa ed eterologa sia a carico del Ssn soltanto se l'età della donna è inferiore a 43 anni e per un numero massimo di 3 cicli di Pma, e che le coppie con età della donna uguale o superiore a 43 anni e/o che hanno eseguito 3 cicli di Pma a carico del Ssn possono sottoporsi alla Pma, ma a pagamento, nei centri pubblici del Ssn e/o nei centri privati.
Per La Sala "è inevitabile che criteri d'accesso al Ssn così arbitrariamente restrittivi costringeranno le coppie che intendono sfruttare sino in fondo l'efficacia della Pma omologa o eterologa a farla a pagamento presso i centri pubblici e/o privati, ma molte non potranno permetterselo e dovranno così rinunciare al sogno di diventare genitori. E' inaccettabile che il Ssn finisca col tutelare l'interesse privatistico e non quello universalistico e, quindi, crei una forte discriminazione di carattere sociale, medico ed economico".
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